Il nostro giudice interno

Ma tu, ti accetti così come sei?

Come sei con te stesso quando sbagli, non raggiungi i tuoi obiettivi, hai un comportamento inadeguato?

È importante riflettere in cosa ci sentiamo incapaci, cattivi, sbagliati, e perché.

Più siamo intolleranti, inaccettanti nei confronti di noi stessi, e più potremmo essere critici e intolleranti nei confronti dei nostri figli, consapevolmente o inconsapevolmente.

Forse vi sarà capitato ogni tanto di percepire una voce dentro di voi pronta a puntare il dito, a cogliervi in fallo, a giudicarvi e criticarvi, come fosse un giudice interno.

Forse sapete da dove arriva. Prende normalmente forma a partire dalla nostra infanzia, dall’idea che ci siamo fatti di come dovevamo essere o non essere per essere degni di amore, meritevoli di attenzione, di stima.

Ogni volta che siamo stati sgridati, puniti o siamo stati guardati con aria sconsolata e con scrollate di capo, dopo aver sbagliato qualcosa, il giudice interno ci ha indotto a percepire i nostri errori o le nostre difficoltà come limiti strutturali, cioè legati alla nostra stessa essenza, non al piano circoscritto del fare, di un comportamento contestualizzato.

Se è andata così, il nostro giudice interno può avere sviluppato poteri eccessivi pretendendo da noi stessi, ancora oggi, che siamo “perfetti”, “infallibili”, sempre prestanti, di successo, secondo i criteri educativi familiari, culturali e sociali in cui siamo cresciuti.

Che effetto ha questo nostro giudice sui nostri bambini?

La voce interna, critica e giudicante che risuona in noi può esercitare inconsciamente il suo potere anche su di loro, avere le stesse pretese. Può nutrire nei nostri bambini insicurezza e può installarsi nel loro cervello, caricando lo stesso programma mentale che ha reso a noi la vita pesante e difficile.

Certamente non è ciò che consapevolmente desideriamo. Vero?

Ecco due strategie che potrebbero aiutarti a contenere, se non proprio ad eliminare definitivamente, il tuo giudice interno:

  1. scrivergli una lettera … come se fosse una persona, dirgli perché non lo ritieni giusto, dirgli di lasciarti in pace, di non perseguitarti più … scrivergli in che cosa ti ha condizionato e limitato, come ti sentiresti senza il suo continuo intervento … come potresti essere senza questa sua pressione … comunicargli una volta per tutte che sei un adulto consapevole che sa capire da solo dove eventualmente può ancora migliorare e può scegliere se e come farlo …

2. Stendere l’elenco dei TUOI DIRITTI. Per esempio:

avere le mie idee

avere i miei sentimenti

dire di no

esprimere i miei bisogni e desideri

chiedere aiuto,

cambiare idea

fare degli errori

avere i miei segreti ….

Questo ti aiuterà ad essere più sensibile e rispettoso dei diritti dei tuoi figli/studenti: essere lento, timido, fragile, diverso da me, non competitivo …

Buon lavoro cari genitori!

Vi auguro dal ❤ ogni bene.

Simona

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